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Demetrio Calafiore, Manuela Barletta, Sebastiano Puzzo, Francesco Balsamo 

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Demetrio Calafiore, Manuela Barletta, Giovanni Visetti

 

BREVI NOTIZIE

Noto si trova a 32 Km da Siracusa con un altezza dal livello del mare di circa 165 m.

Il territorio è prevalentemente montuoso, collinare e rocce che degradano verso il mare dove si originano le spiagge, i porticcioli naturali ed incantevoli insenature.

Il clima è tipicamente mediterraneo, con inverni miti e piovosi che si alternano ad estati calde ed asciutte, mitigate dalla ventilazione e dalla frescura che non abbandona mai i rilievi circostanti attraversati da numerosi corsi d'acqua a regime torrentizio.

Noto è conosciuta nel mondo per lo straordinario impianto barocco, assolutamente omogeneo ed unitario a causa dell'unità di spazio e di tempo nel quale avvenne la costruzione della nuova città dopo il sisma.

L'impianto urbanistico della città è impostato su uno schema ortogonale regolare, scandito da assi paralleli tra i quali primeggia il Corso Vittorio Emanuele.

Cesare Brandi, critico d'arte senese, definisce Noto con una innovativa e pittoresca denominazione: “il Giardino di Pietra”.

Noto fu “progettata” da vari architetti siciliani fra i quali Paolo Labisi, Rosario Gagliardi e Vincenzo Sinatra che hanno donato uno scenario urbano armonioso e decorativo.

Città iscritta nel Patrimonio dell’Umanità - UNESCO - luglio 2002

 

STORICAMENTE

Come molte altre località siciliane, Noto affonda le sue radici nella preistoria, come testimoniano numerosi reperti ritrovati nel suo territorio e le numerose necropoli e grotte scavate in loco.

I Greci furono i primi dominatori (450 a.C.) numerose sono le testimonianze venute alla luce, tracce di muri, luoghi dove si veneravano i defunti e ceramiche, il tutto risalente al II° secolo a.C.

La città assunse il nome di Netum sottomessa al tiranno di Siracusa Ierone II° che la fece divenire, “alleata” di Roma e “città federata” con Messina e Taormina.

Al periodo bizantino risalgono alcuni ipogei ed una catacomba.

I Normanni fecero prosperare la cittadina, consentendo privilegi ed esenzioni dai tributi.

Nel 1503, Ferdinando il Cattolico diede il titolo alla cittadina di “Urbs ingeniosa”, per aver dato i natali a diversi uomini illustri (Aurispa, Barbazio e Carnelivari).

Tra il XVI° e il XVII°, dopo diverse carestie, pestilenze, lotte tra potenti e atti di pirateria, Noto si trasforma in città medievale.

Il 1693 un violento terremoto rade al suolo la cittadina costringendo i sopravvissuti a trasferirsi più a valle, ma purtroppo, nell’estate dello stesso anno, un'altra sciagura giunse a decimare i notinesi: un epidemia di peste.

Nel frattempo, tra malumori e dissensi, Noto venne ricostruita e numerosi furono gli architetti e gli “scalpellini” che eressero Chiese, Palazzi, Portali e altre strutture, facendo della nuova cittadina, un centro d’arte, ricca di fascino e bellezza.

Il 1970 fu l’anno della svolta, venne delineato un programma di valorizzazione finalizzato al turismo culturale, da allora, sono stati ottenuti vincoli archeologici, consolidamenti di ruderi particolarmente monumentali (Castello, bastioni esterni e la Chiesa del Carmine) e la demanializzazione di gran parte dell’area archeologica.

 

IL TERREMOTO DEL VAL DI NOTO

L’11 gennaio 1693 rappresenta l'evento catastrofico di maggiori dimensioni che colpì il territorio italiano in tempi storici.

 

L'evento provocò distruzione di centri abitati con effetti superiori al X grado MCS (scala Mercalli) causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime.

 

La sequenza sismica comprendente questo terremoto con effetti devastanti, iniziò il giorno 9 gennaio 1693 e si protrasse per circa 2 anni con un numero elevatissimo di repliche (circa 1500 eventi).

 

Le caratteristiche dell'evento principale, per molti aspetti, simile al terremoto del 4 febbraio 1169 suggeriscono che la struttura sismogenetica sia posta in mare, non lontano dalla costa tra Catania e Siracusa.

 

Una indiretta conferma di questa ipotesi fu fornita dal maremoto associato all'evento sismico che, anche in questo caso come nel 1169, colpì la costa ionica della Sicilia.

 

La profondità ipocentrale stimata per l'evento principale fu di circa 20 Km.

 

L'area venne colpita nuovamente, con elevati danni nelle zone di Carlentini ed Augusta e diverse migliaia di senzatetto, ma per fortuna con poche vittime.

 

Di recente sono state effettuate indagini approfondite per identificarne la sorgente e l'ipotesi più accreditata è quella del sistema Ibleo-Maltese, anche sulla base delle evidenze scaturite dall’effetto tsunami che si generò in quell’occasione.

 

COSA VEDERE A NOTO

Tutt'intorno all'impianto settecentesco del centro storico, sono "sorti" i quartieri popolari (Agliastrello, Mannarazze, Macchina Ghiaccio, Carmine) caratterizzati da stretti, tortuosi e spesso labirintici vicoli che contraddistinguono i borghi medievali.

Un vero e proprio tuffo nel passato, ancor più suggestivo se fatto la sera, quando le luci soffuse creano un'atmosfera quasi unica.

Il Giardino pubblico, e nelle immediate vicinanze, il Tempio di Ecce Homo (Pantheon), esempio del neoclassicismo.

La Porta Reale, opera di Angelini, allievo del Canova, eretta nel 1841 in onore di Re Ferdinando II di Borbone in occasione di una sua visita alla città.

La Chiesa di San Francesco all’Immacolata, edificata nel 700, con una magnifica scalinata.

Il Monastero del Salvatore, complesso monumentale ad unica navata, ricco di stucchi.

Palazzo Ducezio, sede del Municipio e arricchito al suo interno dal Salone degli Specchi, realizzato intorno al 1760.

Il salone denominato “Sala degli Specchi”, a pianta ovale, fu arricchito di stucchi ed ori di stile Luigi XV e di sontuose specchiere alla fine del XIX secolo.

 

 

All’inizio degli Anni Trenta, in occasione della visita ufficiale di Umberto e Maria Josè di Savoia, Principi di Piemonte, il salone venne restaurato dal pittore Gregorietti.

 

I mobili vennero realizzati dal maestro Dugo, artigiano della Ditta Franza.

 

La pittura centrale sulla volta, attribuita ad Antonimo Mazza, è stata realizzata nel 1826, e raffigura una allegoria di Ducezio, re dei siculi, al quale un ufficiale del genio mostra il sito di Neas sul monte Alveria.

 

Sito sul quale in età pre-ellenica, sarà riedificata la città fortificata di Noto Antica, per difendersi dall’attacco dei Greci.

 

Nei riquadri laterali vi sono invece iscrizioni che riguardano i fasti della città di Noto; ed espressioni tratte da Diodoro Siculo, Littara e Randazzo. Sul lato sinistro v’è anche un telegramma di Garibaldi ai patrioti di Noto del 1860.

 

La Sala degli Specchi è il salone di rappresentanza della città, e continua oggi ad ospitare delegazioni illustri e manifestazioni di pregio, come la firma del protocollo d’intesa tra gli Otto Comuni UNESCO per la creazione del distretto culturale.

 

Il salone è stato utilizzato per ricevere molti Capi di Stato.

 

Dopo la chiusura negli anni Novanta, dopo il restauro è stato riaperto il 14 luglio del 2001, in occasione della visita della delegazione del Governo Ungherese, per il gemellaggio tra la città e l’Ungheria, per i due poeti Sador Petofi e Giuseppe Cassone, quest’ultimo traduttore italiano del poeta ungherese.

 

In quell’occasione il governo ungherese ha regalato un busto in marmo posto all’entrata del Municipio.

Di fronte vi è la Cattedrale con la magnifica scalinata a tre rampe, la cui cupola crollò il 13 marzo del 1996.

La Chiesa di San Carlo al Corso, la cui facciata è divisa in tre ordini da colonne e capitelli dorici, ionici e corinzi, bellissimi sono i marmi che ornano il presbiterio e degno di nota è l’altare e l’organo settecentesco.

La Chiesa di San Domenico, opera del Gagliardi, con scalinata e facciata a colonne, l’interno a tre navate, ricco di stucchi e tele.

Sulla stessa strada si può ammirare il Teatro comunale inaugurato nel 1870, la cui facciata arricchita da un elegante loggiato, sculture, balcone e balaustrata.

Inoltre vi sono la Chiesa di Santa Maria del Purgatorio la sede del Vescovado e la Chiesa di San Michele, del Carmelo e la Chiesa dello Spirito Santo.

Degno di interesse è il Museo Civico, al cui interno vengono custoditi i reperti della gloriosa storia cittadina.

Tra i numerosi palazzi storici, vi sono: Palazzo Trigona, Palazzo Battaglia, Palazzo Di Lorenzo, Palazzo Astuto e Palazzo San Giacomo, con bellissime finiture architettoniche in stile barocco.

Luogo ideale per cogliere il fascino della sua naturale scenografia, abbondanti decorazioni e stili diversi, contornati da fantastiche maschere, centauri e ippogrifi, scolpite in pietra e poste sulle balconate e sulle principali finestre.

 

L’INFIORATA E LA PROCESSIONE DI S. CORRADO CONFALONIERI

Sono due tra i più spettacolari eventi che si celebrano in Italia, ricche di fascino, passione e scenografia.

L’infiorata si svolge ogni anno nel mese di maggio (terza domenica del mese) in “saluto” alla Primavera, lungo la Via Nicolaci, uno dei luoghi più spettacolari di Noto.

La prima edizione ebbe inizio duranti i primi anni 80, quando si pensò di valorizzare e far conoscere il patrimonio artistico, culturale e architettonico della cittadina.

I maestri di Genzano, (località laziale che da oltre duecento anni ornano l’omonima cittadina con fiori), collaborarono attivamente con i notinesi, iniziando questa bellissima e spettacolare consuetudine che portò ad un incremento turistico.

Numerosi sono i visitatori che si accalcano ai lati della strada per ammirare gli artisti al lavoro, ognuno dei quali, ha un area assegnata e deposita uno ad uno, migliaia di petali colorati, facendo prendere forma alle figure finali.

Ma vediamo adesso come vengono realizzati i “quadri” dell’Infiorata e quali materiali si usano per ottenere le bellissime sfumature colorate:

I Maestri Infioratori di Noto hanno acquisito una manualità ed una professionalità che li ha portati, e li porta ancora, alla ricerca di nuove idee al fine di rendere sempre più bello e prezioso il tappeto floreale.

Questa ricerca li ha spinti anche a sperimentare l'utilizzo di nuovi materiali, tutti rigorosamente vegetali.

E' consuetudine, infatti, nei giorni che precedono l'Infiorata, andare per i campi circostanti la città in cerca di bacche, semi, strane inflorescenze e altro materiale "particolare" che possa servire per una migliore resa del bozzetto: agli smaglianti colori base, come il bianco, il rosso, il giallo, l'arancio, il rosa dei garofani e delle gerbere, si affiancano colori di tonalità molto particolari come il grigio-argento dell'"Erba Bianca" (l'assenzio), il rosa molto intenso della valeriana, il verde chiaro dell'euphorbia, il giallo dell'eligriso, ecc...

La vasta gamma del marrone viene data dalla carrubba macinata, dalla crusca, dalla torba, nonchè da certe particolari foglie secche e da alcune piante dalle intense sfumature brune. Per il verde non esistono limitazioni: la natura ci offre questo colore in tutte le sue sfumature.

Si utilizzano molto anche i legumi, cereali, farine, caffè, ecc... materiali che, in certe situazioni, si sono rivelati preziosissimi ed efficaci, sia per l'effetto cromatico, sia per la loro versatilità: per esempio, le squame di un serpente sono state realizzate con le fave, un granchio con le lenticchie rosse, alcune sfumature sono state anche ottenute con i nerissimi semi di cipolla.

E così, dall'accostamento di tutti questi colori e dalla sapiente mescolanza dei vari materiali, la Via Nicolaci si trasforma nella più ricca e più bella tavolozza che ogni pittore al mondo vorrebbe possedere.

La Processione del Santo Patrono S. Corrado Gonfalonieri vede protagonista una particolare “urna” che contiene il corpo del santo (sette sarcofaghi) preceduta dalle Confraternite e dai “Cili”, grandi ceri decorativi, essa viene portata a spalla dai Portatori, seguono la Banda Musicale e i fedeli che scelgono di fare il loro voto nel “viaggio scausu” (viaggio scalzo) dalla propria città sino al centro storico.

I turisti ne rimangono sorpresi e affascinati e i lampi continui dei loro flash rubano immagini da portare in lontani paesi.

E’ uno spettacolo antico immutato nei secoli, le sue origini risalgono al 1515 quando l’eremita piacentino Corrado, della nobile famiglia Gonfalonieri, venuto nel trecento a santificare questi luoghi, venne proclamato Beato e successivamente Patrono della città.

La commozione del popolo è vivissima quando la processione scorre lungo le strade della cittadina in un lungo serpente di luci tremolanti, spettacolo che dura parecchie ore, spettacolo che si conclude con il ritorno dell’Arca in chiesa, dopo lo sparo di fuochi pirotecnici che illuminano a giorno la facciata della Cattedrale, spettacolo che vale la pena di vedere.

 

ITINERARIO DELLE CHIESE RUPESTRI 

Le chiese rupestri sono testimonianze che difficilmente possono essere cancellate, testimonianze che i bizantini hanno diffuso con una spiritualità legata ai culti orientali di simbologie cristologiche.

 

Nella zona di Canicattini Bagni si può osservare la ricchezza culturale e storica di tale comunità.

 

Il fenomeno rupestre appare sempre più un fatto ambientale legato alle strutture geomorfologiche e climatiche dei siti eletti a sedi di insediamento, se si tiene conto che lo scavo delle grotte, a volte era facilitato dalla roccia poco dura o da insediamenti di necropoli precedenti, dunque si può spiegare facilmente la diffusione di questo nuovo modo di “costruire per via di levare”.

 

Fu così che la cattolicissima Siracusa sviluppò un sistema religioso capillare con i centri montani ricchi di chiese ed oratori rupestri, che oggi il visitatore può riscoprire attraverso sentieri di facile accesso che ci fanno ancora ricordare antiche processioni di viandanti in cerca di grazie.

 

Tra le chiese rupestri da visitare: San Marco (Noto), San Pietro (Buscemi), Bibbiniello (Palazzolo), Santa Lucia di Mendola (Palazzolo), Castelluccio (Noto), Santa Maria (Canicattini) e Santa Elania (Canicattini).

 

LUNGO LA COSTIERA

Dalla cittadina di Noto, proseguendo verso il mare fino a Noto Marina, si trova Eloro, antichissima città e prima colonia Siracusana del VII° secolo a.C.

Qui vennero riportati alla luce numerose testimonianze storiche come la cinta muraria, una parte dell’agorà, un piccolo teatro, i resti degli antichi santuari di Esculapio, Demetra e Kore e numerosi reperti di vario genere, ancora oggi gli scavi, sono costantemente attivi.

Sulla statale che porta verso Pachino si possono invece visitare i resti della Villa Romana del Tellaro con i ritrovamenti di numerosi pavimenti a mosaico che rappresentano scene di caccia e di banchetti, alcuni di essi purtroppo non visibili perché sottoposti a restauro.

A circa un chilometro si erge Colonna Pizzuta, alla cui base fu individuato un ipogeo.

Nelle vicinanze vi è la Riserva Naturale di Vendicari (ben 8 Km di spiagge, scogliere, dune, piccole baie e stagni), venne istituita nel 1984 ed affidata all’Azienda Forestale Demaniale. Intorno si alternano diverse specie di flora e fauna, piante di salicornie, giunchi ed il limonio dalla fioritura celeste, si possono ammirare stupendi fenicotteri e diverse specie di trampolieri, aironi e anatre.

Rappresenta la più importante zona umida della costa Sud orientale della Sicilia, comprende un tratto di costa che va da Eloro e, a Sud, arriva fino a San Lorenzo, località balneare in territorio di Noto ma vicina a Pachino.

La riserva si estende essenzialmente su cinque pantani: il Piccolo, il Grande, il Roveto, il Sichilli e lo Scirbia.

Il principale dei pantani è quello del Roveto, che si estende su una superficie di un chilometro quadrato, scelto da numerose specie di uccelli migratori, dai fenicotteri ai cigni, dalle spatole agli aironi.

Su uno dei lembi dell’isolotto formato da una serie di dune e tratti rocciosi coperti da una fitta macchia mediterranea, chiamato Capo Bujiuto, i resti della settecentesca tonnara di Bafutu e della torre sveva. Natura incontaminata e degna di essere visitata.

Lungo la costiera si può raggiungere Portopalo e l’isoletta rocciosa di Capo Passero dove è possibile ancora oggi, vedere i magazzini delle antiche tonnare e la torre costiera del XVII° secolo, più a nord vi è il Castelletto Tafuri, costruzione residenziale di epoca recente.

 

Marzamemi, a quattro chilometri da Pachino, borgo marinaro costruito su un promontorio. Sul finire dell’Ottocento è stato realizzato un piccolo porto, costruito intorno alla vecchia tonnara, vera grande risorsa della zona ed alla seicentesca casa padronale dei Principi di Villadorata, ai quali la tonnara apparteneva.

La suggestione del borgo marinaro, coi suoi scorci caratteristici sul mare, ne ha fatto un set cinematografico permanente.

A tre chilometri da Marzamemi le grotte Corruggi e Calafarina, abitate sin dai tempi del neolitico.

Sul tratto di costa a Sud verso Portopalo il pantano di Morghella, che si pensa possa avere ospitato l’antica città di Ichana, sino al IV secolo a.C.: testimonianze della presenza di questo centro una serie di camerette funerarie tipiche della cultura iblea ed enormi conci che, forse, costituivano parte delle costruzioni della città.

E’ un luogo suggestivo, quasi a galleggiare sul mare, un antico borgo tonnara che oggi, sembra quasi abbandonato e che necessita di essere rivalorizzato.

La Riserva Naturale del Ciane, si tratta di uno dei luoghi di culto più antichi della Sicilia (collegato quasi sicuramente all’Olympeion poco distante) ed è legato al mito di Persefone. La ninfa Ciane, infatti, fu tramutata in fiume per avere tentato di impedire il rapimento della dea da parte di Ade.

Il Ciane è percorribile con barche a remi che risalgono la corrente del fiume partendo dalla sua foce sul Porto grande, condivisa con quella dell’Anapo e del canale Mammaiabica.

Lungo le rive del Ciane crescono rigogliosi i papiri (Ciperus Papyrus), importati probabilmente in Sicilia dagli arabi, come gli agrumi, anche se alcuni studiosi fanno risalire l’arrivo del papiro a Siracusa al III secolo a.C., direttamente dall’Egitto.

 

IL TERRITORIO COLLINARE

La Riserva Naturale di Cava Grande è certamente un luogo straordinario e suggestivo. Tra le gole scavate nel calcare dai fiumi, vi è una fenditura lunga dieci chilometri e sul cui fondo scorre il Cassibile, che continua l’erosione delle rocce formando con le sue acque limpide, piccoli laghetti e cascate a strapiombo.

Una gola profonda in alcuni punti anche 300 metri, che risale verso i monti Iblei aprendosi a ventaglio con coste spesso ripidissime, Uno scenario maestoso nel quale sono localizzate circa duemila tombe a grotticella che formano la necropoli del Cassibile, risalente alla seconda fase della cosiddetta cultura di Pantalica (dal 1000 all’850 a.C.).

Gli scavi in queste grotte, condotte dall’archeologo Paolo Orsi, alla fine del XIX secolo portarono al ritrovamento di una ceramica detta "piumata".

Al periodo della dominazione araba, invece, risalgono i "ddieri", agglomerati rupestri costituiti da grotte comunicanti sulle alte pareti di tufo che costeggiano il letto del fiume Cassibile. In tutto il territorio non vi è niente di più bello e di più naturale.

A Castelluccio si trovano i resti del villaggio preistorico da cui deriva il nome della “Civiltà di Castelluccio”, in questa zona, sono state rinvenute numerose tombe e grotticelle chiuse con porte in pietra tra cui la famosa Grotta dei Santi, ambiente rupestre che fungeva da oratorio e ancor più anticamente, si trattava di una tomba preistorica riutilizzata come luogo sacro.

Noto Antica, nel cui territorio sono ancora oggi visibili piccole celle funerarie scavate nella roccia calcarea, appartenenti al periodo siculo. Tra i viottoli, tra massi franati e cespugli, si erge la base della torre del castello, si scorgono resti di chiese, palazzi, la Grotta del Carciofo, una tra le poche catacombe ebraiche conosciute e la Grotta delle Cento Bocche, catacomba bizantina.

  

In località San Corrado di Fuori vi è la famosa Cava dei Miracoli, la valle dove abitò e morì Corrado Confalonieri, consacrato poi santo e patrono di Noto (XIV° secolo) ed il cui Eremo è raggiungibile a piedi mediante una scala scavata nella roccia, tra suggestive vedute del paesaggio, esso sorge sulle rovine di un precedente santuario crollato durante il sisma del 1693.

 

LA CUCINA NOTINESE

Come nel resto della Sicilia, Noto predilige piatti forti e saporiti: “u sfinciuni”, “a scaccia ri patati”, “u pisci r’uovo” e “a n’zalata d’aranci”.

Sono alcuni tra i piatti tipici che le donne anziane, tramandano di generazione in generazione, mantenendo vivo quel tocco culinario che altrimenti andrebbe perduto e che un tempo, era il cibo che poteva permettersi “u iurnataru” (lavoratore a giornata).

Tra gli altri piatti tipici vi sono la pasta con ricotta e capretto, le lumache alla diavola, coniglio alla “stimpirata , il tonno alla “cipuddata”, la salsiccia ripiena di carne ed erbe ed infine i dolci, si possono assaggiare cassate e gelati al gusto di gelsomino, mandarino e pistacchio, la particolare torta alla marmellata di fragola e superlativi dolci a base di mandorla.

 

MANIFESTAZIONI ED EVENTI

Febbraio:    Festa e Processione del Santo Patrono, Corrado Gonfalonieri.

Aprile:      Settimana di Pasqua con Processione della “Santa Spina” reliquia proveniente dalla Città Antica.

Maggio:      Primavera “Barocca” con iniziative culturali, rievocazione storica e musiche.

L’Infiorata, spettacolare tappeto di fiori allestito dagli artisti che raffigura scene religiose, mitologiche e di vario genere (terza domenica del mese).

Festa di Noto Antica con sagre (ultima domenica del mese).

Luglio:      Feste e processioni della Madonna del Carmine (il giorno 16), di Santa Rita (ultima domenica del mese), Festival Internazionale di Musica (nel mese).

Agosto:     Agosto Netino (rassegne estive di arte, cultura, musica, teatro ecc.).

Settembre:   Festa e Processione di San Isidoro (seconda domenica).

Dicembre:   Mostra dei Presepi artistici e concerto di Capodanno.

 

COME ARRIVARE A NOTO

In aereo

L’Aereoporto Internazionale Catania (Fontanarossa) dista Km 80 dalla città, da questi, collegamento tramite Bus di linea AST e INTERBUS.

In treno

Noto è collegata alle principali città italiane dalla rete Ferroviaria dello Stato fino a Siracusa con proseguimento per Noto.

In auto

Noto è raggiungibile percorrendo le autostrade A18 ME-CT-SR e A19 PA-CT-SR Uscita Bivio Cassibile proseguimento per la S.S. 115 fino a Noto.

In autobus

Autolinee AST (tel. 0931 464906) e INTERBUS (tel. 0931 66710) - i numeri telefonici potrebbero subire variazioni, consigliamo una corretta informazione.

 

Associazione turistica "Pro-Noto"

Via Gioberti, n° 13 - Tel. e Fax  0931 - 836503
E-mail: pronoto@tiscali.it

 

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE

·        M. Sgarlata - Catacombe di Roma e d’Italia

·        Storia di Noto antica dalle origini al 1693 - V. Littara - 1969

·        Pontificia Commissione di Archeologia Sacra - Ispettorato di Siracusa

·        Sito internet del Comune di Siracusa - www.comune.siracusa.it

·        Noto città d’arte - Edizioni Elettive - 2004

·        APT Siracusa - www.apt-siracusa.it

·        Noto, città del barocco - Cronin - 1970

·        Biblioteca comunale - Sezione cittadina

 

 

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Ultimo aggiornamento:  10-01-08                                Copyright 2003-2008                         Per info contattare il  Webmaster